Inglese o francese? Quali sono le canzoni più belle di Céline? Tra le domande (certamente vane) che più animavano le discussioni tra i fan dell’usignolo del Québec ai tempi del Celine Dion Forum, dando tanto lavoro ai moderatori, c’è stata sicuramente questa.
Chi vi scrive ha sempre avuto una lieve preferenza personale verso la lingua madre di Céline, soprattutto quando si mettevano a confronto non canzoni diverse, ma le versioni inglesi di brani originariamente concepiti in francese. È il caso di tre pezzi che trovate in Falling into you (l’album di Céline che ha venduto più copie in assoluto): I don’t know, If that’s what it takes e Fly, versioni inglesi di Je sais pas, Pour que tu m’aimes encore e Vole, dell’album D’eux, di cui vi abbiamo parlato qui.
Ad ogni modo lo scopo di questo articolo non è di armare opposti schieramenti (ci pensa già la quotidiana dialettica di internet…) bensì parlarvi di un’eccezione che smentisce quanto finora detto: Let’s talk about love – Puisque tu pars 1-0, palla al centro. Meno triste, più accattivante all’ascolto, più veloce.
Ebbene sì, Let’s talk about love, sedicesima e ultima traccia dell’omonimo album datato 1997 –altro clamoroso successo discografico della signora, con oltre 31 milioni di copie vendute– non è una canzone scritta da zero, bensì l’adattamento in inglese di un brano che Jean-Jacques Goldman aveva pubblicato nel 1988 nel suo album Entre gris clair et gris foncé (in effetti da un album intitolato Tra grigio chiaro e grigio scuro cosa ci si poteva mai aspettare? 😛 ). Semmai qualcuno fosse riuscito a dimenticarli, Let’s talk about love contiene anche due duetti –o per meglio dire due perle– con Barbra Streisand, Tell him, e con Luciano Pavarotti, I hate you then I love you, rilettura operatic pop di Grande grande grande di Mina, prodotta da Tony Renis. E anche un duetto con i Bee Gees. E anche il tormentone di Titanic. E la power ballad The reason… e ancora tanto altro!
A ben guardare, in realtà i punti in comune tra Puisque tu pars e Let’s talk about love si esauriscono nella melodia di base e nella presenza di un coro di voci bianche alla fine: il testo e l’arrangiamento, curati da Bryan Adams e Jean-Jacques Goldman, sono così diversi da fare di Let’s talk about love a tutti gli effetti un’altra canzone.
Puisque tu pars (che vale la pena di ascoltare almeno una volta) parla di un amore così rispettoso da lasciar andare via l’altro (l’amato/a, ma anche un fratello, un amico…) verso prospettive migliori, anziché trattenerlo egoisticamente nel proprio piccolo. Goldman la scrisse ispirandosi al pubblico dei suoi concerti, che cantava in coro le sue canzoni uscendo dalla sala, restio a tornare a casa a fine spettacolo. Let’s talk about love esorta invece a parlare d’amore, a parlare di noi, a parlare di vita, a parlare di fiducia. E dell’amore dà diverse definizioni che sfuggono a un primo ascolto, dato che il ritornello si lascia canticchiare facilmente: [l’amore è] un filo che ci attraversa e ci aiuta a capire, sottile come una brezza che soffiando trasforma una fiammella in una vampa […], il re di tutti i viventi e la regina di tutti i cuori buoni, l’asso che puoi tenere nella manica fino all’ultimo momento, profondo più di ogni oceano e più violento di ogni tempesta, ma gentile come una foglia cadente in un mattino d’autunno.
Troverete anche questo brano in Aline, film liberamente ispirato alla vita di Céline Dion, distribuito nei cinema italiani da Lucky Red a partire da oggi, 20 gennaio. E se poi volete rivivere l’atmosfera magica di quegli anni, vi consigliamo di (ri)vedere anche l’interpretazione di questa canzone nell’home video del concerto Au coeur du Stade, in cui Céline è circondata dai bambini della corale des Hauts de Seine.
Buona visione e buon ascolto!
[…] scorso articolo abbiamo parlato di molti dei successi di Céline contenuti nell’album Let’s talk about love. […]