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Una sera di gennaio 2009, nell’aereo che ci riportava da Miami a Palm Beach dopo un concerto, Céline ha posto in mia presenza la domanda a suo marito: “Quando a 12 anni ho cantato davanti a te nel tuo ufficio, immaginavi che saremmo stati a Miami un giorno? Non ero bella, ero magra, non sapevo fare niente altro che cantare”. “E’ vero”, ha risposto lui. “No, non potevo immaginarlo. Ero alla resa dei conti, tu avevi una voce con dell’anima dentro, allora ho pensato che tu rappresentavi l’unica possibilità di cui la mia carriera di manager aveva bisogno. Prima di ascoltarti avevo deciso di abbandonare il mondo dello spettacolo e di tornare a studiare”.
Madame Dion non è certamente stata cosciente che, affidando sua figlia a questo quebecchese dal nome straniero, entrava in un universo culturale che aggiungeva una dimensione inattesa alle possibilità di riuscita del loro sogno comune. René Angélil ha ricevuto in eredità i valori culturali dei cristiani del Medio-Oriente. Ritroviamo in lui una visione del mondo che non tiene conto delle frontiere. E’ un nomade, in qualche modo, che non subisce il peso della storia del popolo quebecchese conquistato e minoritario, storia che si è imposta fino a metà del XX secolo. Contrariamente ai canadesi francesi di origine, come si designavano allora, non ha sentito in casa questa frase implacabile e deprimente: “Siamo nati per soffrire”, che ripetevano i genitori quebecchesi per giustificare le sconfitte collettive, con l’intenzione di far capire ai figli di limitare i loro sogni. La ripiegatura su se stessi dei canadesi francesi cattolici per proteggersi dallo straniero, prima di tutto l’inglese protestante, il giovane Angélil, pur molto francofono, la evitò. Quando si è un discendente di cristiani del Medio-Oriente si superano le frontiere per proteggere la propria vita e si mettono radici nel paese che ci accoglie pur conservando le proprie. Un René chiamatosi Tremblay avrebbe avuto questa fede incrollabile espressa instancabilmente da René Angélil e che faceva sorridere gli interlocutori anche i più fan della sua giovane recluta? “Céline diventerà la più grande cantante del mondo. Sarà Numero Uno negli Stati Uniti”. Tranne l’immediato entourage, tutti ridevano di una tale enormità ripetuta nel corso degli anni. Non c’era che il giocatore che parlava della fortuna, c’era il figlio di immigrati originari della Siria e il fiero arabo.
Giacché alcuna delle timidezze quebecchesi abita in quest’uomo. Egli appartiene alla cultura urbana cosmopolita e, benché sensibile all’esotismo, non è spaesato in nessun luogo. E’ un gran vantaggio per un negoziatore. La sua ambizione irreprensibile e, paradosso assoluto, una ingenuità sconcertante in certe circostanze hanno facilitato il suo lavoro nella conquista americana. Il suo sogno smisurato ha preso corpo tanto più facilmente considerato anche che la sua protetta non vi ha opposto alcuna resistenza. Al contrario, cantare ovunque, per sempre, tale era il desiderio della bambina che autorizzava così che si sacrificasse la sua infanzia.