Lo Sapevate?

Alle due e venti del mattino del 15 aprile 1912  “l’inaffondabile” Titanic scomparve in fondo al mare trascinando con sé 1.500 vite umane. Cento anni dopo, nuove sofisticate tecnologie ci hanno fornito immagini molto più complete e dettagliate del famoso relitto.

 

Ecco l’incipit dell’articolo di una delle più prestigiose riviste scientifiche, National Geographic Italia, che dedica la copertina di aprile 2012 al grande transatlantico del 1912.

I primi a ritrovare il relitto sono stati Robert Ballard dell’Explorer-in-Residence della National Geographic Society e Jean-Louis Michel che nel 1985 hanno effettuato le prime immersioni per fornirci le prime immagini del famoso transatlantico sommerso. Di recente anche James Cameron e Paul-Henry Nargeolet hanno ottenuto immagini molto più chiare e vivide del relitto.

Ma è grazie alle immersioni degli ultimi anni che finalmente abbiamo immagini dettagliate di quello che prima era un ammasso di detriti indecifrabili, come spiega William Lange studioso della Woods Hole Oceanographic Institution.

Hampton Sides, autore dell’articolo per National Geographic scrive:

Lange ha fatto parte della spedizione di Ballard che localizzò il relitto e da allora ha esplorato il sito con apparecchiature fotografiche sempre più sofisticate. La immagini che mi ha mostrato, risultato di una spedizione costata parecchi milioni di dollari, effettuata nell’agosto-settembre 2010, sono state scattate da tre veicoli robotici di ultima generazione che si sono immersi a varie profondità sopra il fondo marino compiendo lunghe perlustrazioni programmate.

Ma cosa ci affascina davvero di questo tragico incidente? Per molti questo fascino è dovuto alla tragica fine di 1.500 vite umane, per altri la fine di un’epoca di ottimismo e fede nella scienza e nelle nuove tecnologie, come precisa lo stesso James Cameron:

Il primo decennio del Novecento fu caratterizzato da un esaltante ottimismo. Ascensori, automobili, aerei, la radio! Meraviglia si aggiungeva a meraviglia, in una spirale verso l’alto che sembrava non avere limiti. Poi tutto è crollato.

Piccola curiosità, anche il CelineDionItalia.com che nel 2011 è stato a Las Vegas, ha avuto modo di vedere la mostra semipermanente di oggetti del Titanic recuperati dal fondo dell’oceano; questa si tiene al LUXOR HOTEL lungo la Strip. Ciò è testimonianza di un interesse ancora vivo per il transatlantico inaffondabile. La società RMST che si occupa dell’esposizione, nel 2011, ha annunciato di voler mettere all’asta l’intera collezione per un valore di 189 milioni di dollari a patto che l’acquirente accetti le rigide condizioni imposte dalla corte federale degli Stati Uniti.

La RMST si è valsa dell’aiuto scientifico della NOAA e di uno dei massimi esperti del Titanic per analizzare le immagini del 2010, il suo nome è Bill Sauder.

Lo scrittore Hampton Sides ci racconta dell’incontro con quella che definì l’equipe di esperti del Titanic composta da James Cameron, Bill Sauder, Paul-Henry Nargeolet, Ken Marschall,Don Lynch e due architetti della marina americana.Cameron ha tutti i titoli, spiega l’autore, per fare parte di una equipe di specialisti perchè ha contribuito fortemente alla costruzione di veicoli robotici in fibra ottica che hanno catturato immagini  del relitto mai viste prima. La domanda che tutti si pongono durante questo incontro è : perchè il Titanic si spezzò? Dove si trovano esattamente i resti?  :

Il transatlantico urtò lateralmente l’iceberg alle 23.40; l’impatto deformò in modo permanente una sezione di dritta, lunga 90 metri, e squarciò sei compartimenti stagni anteriori. Da quel momento in poi l’affondamento era inevitabile. Tuttavia, è possibile che sia stato accelerato dalla mossa di alcuni uomini dell’equipaggio che aprirono il portello di murata di sinistra nel tentativo, poi fallito, di caricare le scialuppe da un’altezza inferiore. Poichè la nave aveva già iniziato a inclinarsi a babordo, non riuscirono più a richiuderlo e all’1.50 del mattino la prua si era abbassata talmente da consentire all’acqua di penetrare anche da quell’apertura (…) alle 2.18 la prua era allagata a la poppa si era sollevata in aria quel tanto che bastava per far emergere le eliche, creando sollecitazioni catastrofiche alla nava, a quel punto il Titanic si spezzò in due.

Lo scrittore continua:

Separata dal troncone di poppa, la prua si inabissò mantenendo una forte inclinazione. Acquistando velocità durante l’affondamento , cominciò a perdere pezzi; i fumaioli si staccarono, la timoniera si frantumò. Infine, dopo cinque minuti di discesa inarrestabile, la prua picchiò sul fondo con una tale forza che i solchi lasciati dai materiali espulsi nell’impatto sono visibili ancora oggi. La poppa, sprofondò in modo ancora più drammatico, ribaltandosi e avvitandosi a spirale.

Nella sua drammatica discesa di 4.000 metri la poppa si ruppe , si piegò, si deformò e in parte si disintegrò. La maggior parte delle 1.496 vittime morì di ipotermia in superficie; i cadaveri continuarono a galleggiare sorretti dai giubotti di salvataggio di sughero.

L’INCONTRO COL REGISTA-ESPLORATORE: JAMES CAMERON

Come tutti i fans di Céline Dion sanno, il film è stato girato da James Cameron, grande reigista e grande appassionato del Titanic. E’ proprio James Cameron che scrive su National Geographic l’esperienza del film e delle ricerche per rendere il lavoro cinematografico il più fedele possibile:

 

La nostra esplorazione-racconta Cameron- archeologica degli interni del transatlantico è iniziata nel 1995, durante la fase finale delle riprese del relitto per il film Titanic. Allora disponevamo soltanto di un  ROV  piuttosto ingombrante chiamato Snoop Dog, che non era  molto più sofisticato di un attrezzo di scena, ma eravamo comunque riusciti a guidarlo giù dal ponte D fino al sontuoso scalone. Le sue luci rivelarono che molti dei pannelli di legno intarsiati erano rimasti intatti .

Dopo l’uscita del film le ricerche di Cameron continuarono e lo portarono a costruire due nuovi veicoli robotici che fossero più piccoli e funzionali nell’ispezione delle cavità del relitto. Queste ricerche continuarono nel 2001 e ancora nel 2005 quando Cameron ha avuto la possibilità di fotografare e documentare il 65% degli interni del transatlantico:

Nel salone da pranzo e nei saloni di prima classe troviamo ancora intatte le alte vetrate artistiche. Sulle pareti e sulle colonne ci sono i rivestimenti di mogano intagliati a mano e in alcuni pannelli è ancora visibile il colore bianco delle decorazioni (…)

nella sala radio insonorizzata rimangono le attrezzature radio con gli interruttori nella stessa posizione in cui li lasciarono i giovani marconisti Harold Bride e Jonathan Phillips. Abbiamo così la conferma che prima di abbandonare la postazione perchè l’acqua aveva raggiunto il ponte esterno i due staccarono la corrente. Fotografiamo persino il trasformatore che avevano riparato giusto la sera prima del naufragio. Infrangendo il protocollo, i due, patiti di tecnologia, riuscirono a far funzionare di nuovo la radio, un gesto che salvò 712 vite umane perchè in caso contrario la nave di salvataggio CARPATHIA avrebbe potuto non ricevere il loro SOS.

Cameron ci spiega inoltre che nel 2001 avrebbe voluto raggiungere la suite situata sul ponte C, di Ida e Isidor Straus, i due anziani coniungi che hanno prefetiro morire assieme anzichè dividersi. E’ proprio pensando a quella suite che Cameron ha ricostruito la suite di Rose e della madre nel film.

Nel 2005 Cameron riesce finalmente a penetrare proprio in quella suite, grazie all’ausilio del robot Gilligan :

Nello scintillio dorato apparso sotto i riflettori del robot, riconosciamo il camino di mogano intarsiato ancora e intatto e l’orologio placcato d’oro che lo sormontava, proprio come risultava dalla foto d’archivio e così come lo avevamo riprodotto per il film. Dopo 33 immersioni della durata media di 14 ore ciascuna, ho trascorso su quella nave più tempo di quanto non abbia fatto il comandante Smith in persona. I ricordi più forti legati a tutte queste missioni sono le passeggiate che ho compiuto tra i corridoi e le scale del Titanic grazie al mio avatar ROV.

La sensazione che abbiamo da questa emozionante ricostruzione di James Cameron è quella di un affascinante sogno, un viaggio in luoghi inesplorati in cui i motori e l’ambiente marino convivono in simbiosi da ormai 100 lunghi anni.

Fonte: National Geographic Italia, aprile 2012, VOL. 29 N.4-Milano

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