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Ritirandola dalla scuola a 12 o 13 anni la madre e il manager sceglievano di escludere Céline Dion dalla vita normale. Come sono riusciti a raggirare la legge che impone l’obbligo scolastico fino ai 16 anni? Promettendo una istruzione particolare che si è rivelata difficile tenuto conto degli orari della ragazzina. Quando lo domando a René Angélil, egli rimane vago: “Céline ha iniziato a lavorare da subito, era impossibile per lei conciliare le due cose, sarebbe stato troppo faticoso alzarsi al mattino per andare a scuola”. E’ dunque alla scuola della vita che la bambina fece le sue lezioni circondata di adulti che si realizzavano anche attraverso lei. Non sorprende che, durante tutti questi anni di apprendistato del mestiere, lei ripeteva con applicazione ciò che le si suggeriva di dire. Una volontà accanita di riuscire ne faceva una giovane ragazza obbediente, docile, sottomessa. Questa immagine della piccola malleabile Céline ha permesso ai suoi feroci detrattori di rappresentarla come vittima del lupo cattivo René.
Assetata di successo, risoluta a non deludere mai sua madre e il suo manager, l’adolescente ignora gli stati d’animo legati a questo periodo ingrato dell’esistenza. Vive di fatto in una terra di nessuno, senza età, senza capriccio, senza compiacimento di se stessa, senza interrogarsi sulla vita, la felicità, l’amore. “Io non mi interrogo sulla mia vita, la vivo”, ripete ancora in uno studio televisivo a Pechino nell’aprile 2008. Salvo che oggi possiamo dubitarne. Ma nella prima tappa della sua folgorante carriera Céline Dion si è ritirata dietro la cantante, cosa che non è stata esente da dolore in seguito.
René Angélil, sacrificando tutto per la sua protetta, il suo tempo, il suo talento, persino la sua vita familiare già fragile, metteva anche lui in gioco la sua vita. All’inizio degli anni 80, per l’uomo all’alba dei quarant’anni, era un lascia o raddoppia. E sapeva senza dubbio che Céline, diventando donna, avrebbe affermato delle esigenze che una forma di ingenuità maschile, di fronte al desiderio femminile, gli impediva di vedere. René Angélil, stabilendo la relazione professionale su un modo che escludeva per la giovane ragazza l’intera vita privata, le ha aperto la strada verso una fusione d’amore. Accettando di diventare il mentore, il manager, il consigliere, lo psicologo e il sostituto del padre, oltre che l’alleato della madre, creava le condizioni perché l’adolescente vibrante, appassionata e determinata lo scegliesse anche come uomo della sua vita. Come non soccombere a colui che le rifletteva un’immagine magnifica di se stessa, che creava, passo dopo passo, le condizioni di un successo a misura dei loro eccessi? Come amare d’altronde, tagliata fuori dalla realtà della sua età, a distanza, dei ragazzi tentati di farle la corte senza disponibilità di tempo libero e senza desiderare di allontanarsi da questo ritiro rassicurante, affettuoso e divertente che era il bozzolo familiare? Per Céline, René Angélil da oggetto di ammirazione diventa inevitabilmente oggetto d’amore. Guardando indietro, Céline afferma di aver avuto il colpo di fulmine per lui fin dall’inizio. “Tu sei ingenuo, René Angélil. Quando ti ho visto la prima volta nel tuo ufficio a 12 anni mi sono detta che non avevo mai visto un uomo così bello in tutta la mia vita. Penso che ti ho amato subito completamente.” Questa confidenza la cantante l’ha fatta durante il volo tra Miami e Palm Beach, dopo il concerto, nel febbraio 2009. René Angélil è sembrato intimidito dalle parole di sua moglie, che rideva di cuore a vederlo arrossire. “Ciò che ti dico è la pura verità René Angélil”. “Gli uomini non ci vedono mai arrivare”, ha aggiunto al mio indirizzo, ilare e tenera al tempo stesso.

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